
Foto di Efisio Vacca
Da quando sono vostro vescovo, ho visitato diverse comunità e parlato con tanta gente, ricevendo molti saluti. In questi, il verbo più frequente è stato “eravamo…”: un tempo imperfetto, ripetuto, che rimanda al passato. Un tempo che non c’è più, carico di rimpianti. Un passato glorioso che è si è rivelato illusorio: economia, numeri, giovani, clero…ora tutto è in calo. Un fallimento. Non molto diverso da quanto dicono i due discepoli diretti a Emmaus: “Noi speravamo…” (Lc 24, 21). Iglesias come Emmaus!
Proprio a questo punto interviene Dio: una volta che si sperimenta la nullità e il fallimento estremo della croce. Solo in questo momento la Vita vince sulla morte. La Risurrezione ci spinge a guardare avanti: Gesù è vivo! Si fa nostro compagno di viaggio oggi verso la pienezza del Regno. Con la sua morte ci ha dimostrato quanto ama la sua/nostra Chiesa (Ef 25); con la sua Risurrezione ci fa nuovi, ci ri-genera perché possiamo vivere da suoi figli, come fratelli e sorelle. Anche se, forse, non ce ne accorgiamo; tutto ci sembra un’illusione. Lasciamo i nostri rimpianti sulla strada verso Emmaus, dove fuggivamo dalla realtà. Abbracciamo la vita nuova che il Risorto ci dona: il nostro tempo, qui e oggi, è abitato da Dio. “Davvero il Signore è risorto” (Lc 24,34) e non desidera altro che incontrare noi. Non può vivere senza. Non si rassegna e ci viene dietro. Entra in casa da noi. Auguro a tutti e tutte voi di riconoscerlo e cenare con Lui. Sarà una festa indimenticabile: a Emmaus come a Iglesias, la Vita vince!
don Mario