Al Buon Cammino la Giornata della Vita Consacrata

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Un incontro vivo col Signore, nel suo popolo

Giampaolo Atzei

“Un gregge piccolo, ma coraggioso”. Con queste parole mons. Carlo Cani, vicario episcopale per la vita consacrata, ha salutato sabato pomeriggio le religiose salite al Santuario della Beata Vergine del Buon Cammino, ospiti delle Sorelle Povere di Canta Chiara, per la XXIII Giornata Mondiale della Vita Consacrata. La celebrazione si tiene dal 1997nella data del 2 febbraio, festa della Presentazione di Gesù al Tempio, come istituì San Giovanni Paolo II per la ricorrenza popolarmente detta della Candelora.
Con le candele accese a rischiarare il volto, dopo la benedizione di mons. Giovanni Paolo Zedda, religiose e fedeli si sono mossi in processione, avanti il vescovo e don Carlo, dal parlatorio del monastero al Santuario, obbligati a stare al coperto mentre la pioggia e il vento battente sferzavano il sagrato della chiesetta sul colle caro a tutti gli iglesienti. Quelle candele in mano sono il segno di adesione alla fede, nel voler incontrare il Cristo, ha ricordato il vescovo Giovanni Paolo nella sua omelia: “Quel Cristo che siamo chiamati ad accogliere sino al momento della sua morte in croce, nella speranza nostra di poter incontrare il Risorto”. Gesù ci viene incontro, ha ricordato il vescovo, ma noi come ci comportiamo? La Presentazione al Tempio è festa dell’incontro, ma in noi c’è la sensibilità di attendere e riconoscere il Verbo, come seppe fare Simeone? La Presentazione al Tempio di Gesù è anche memoria della purificazione che dobbiamo cercare, per seguire Dio, per riconoscere il volto di Cristo, purificarci dal peccato, per ricongiungerci al Padre ed essere con Gesù anche noi Figli di Dio. In questo, ha proseguito la riflessione di mons. Zedda, dobbiamo rispondere alla vocazione per una vita d’impegno nella salvezza. Ciò vale per chi ha consacrato la vita a Dio e per tutti i battezzati in Cristo, di tutti è la preghiera al Padre per superare la tentazione del tornaconto personale, dell’orgoglio che prevale, della gioia nell’essere protagonisti, perché “non è importante essere al centro della testimonianza, al centro c’è Cristo!”. Egualmente, riprendendo il vangelo di Luca, la spada che trapasserà il cuore di Maria nella profezia di Simeone, è un ammonimento e un invito universale, perché nella lucentezza affilata di quella spada non si riflette solo la sofferenza di una madre ma anche la potenza della Parola di Dio, capace di penetrare e convertire i cuori, ha concluso il nostro vescovo.
Prima della Liturgia Eucaristica, le religiose presenti hanno poi rinnovato le loro promesse. Don Carlo, alla conclusione della celebrazione, ha ricordato come quest’appuntamento sia stato rendimento di grazia per la vita consacrata e come questa, citando papa Benedetto XVI sia “nel DNA della Chiesa”. Al momento in diocesi sono presenti 10 comunità di vita consacrata: una maschile con 3 fratelli, 7 femminili con 24 sorelle, una femminile di vita contemplativa con 7 sorelle e una femminile di indirizzo diocesano secolare. “Storia di quotidiana eroicità, anche in condizioni estreme” ha commentato don Carlo, ricordando lo storico arrivo delle Suore Orsoline a Bacu Abis, di cui rimane memoria nelle carte conservate nell’Archivio Storico Diocesano. “Dio conduce il suo popolo e noi siamo piccoli strumenti per una grande missione, annunciare la bellezza del Regno di Dio”, ha aggiunto don Carlo. Un semplice momento di fraternità e comunione vissuto nel parlatorio del Monastero ha concluso in dolcezza la Giornata.