Con dispiacere e con grande apprensione ho appreso degli imminenti licenziamenti alla RWM di Domusnovas per la riduzione di commesse, conseguente alle decisioni ministeriali sul traffico d’armi verso l’Arabia Saudita.
Con questa prospettiva non vince nessuno.
Non vince lo Stato, che pensa di aver risolto il conflitto costituzionale con un intervento vago e con modalità che sanno di atteggiamento pilatesco.
Non vince il Comitato per la riconversione RWM, perché il loro progetto rimane incompiuto nella sola rivendicazione, finora teorica, di una riconversione.
Non vince un certo tipo di pacifismo ideologico, perché la pace resta lontana e purtroppo laggiù si continuerà a morire.
Così sono perdenti, unicamente e malamente, le maestranze in odore di licenziamento, senza neppure il conforto, per molti, degli ammortizzatori sociali.
Sono ben lontano dal perorare un ritorno alla situazione precedente e riconfermo nella loro interezza le considerazioni espresse varie volte nei mesi scorsi.
Come Vescovo della Chiesa Diocesana sento il dovere di esprimere il più preoccupato dissenso nei confronti della gestione del problema, a mio giudizio assai approssimativa ed unilaterale e non adeguata alla doverosa tutela del diritto ad un lavoro degno per tutti.
Esorto pertanto la Politica a non limitarsi al mero blocco, peraltro limitato nel tempo, delle esportazioni belliche, ma a ideare progetti immediati di sostegno ai lavoratori e a preparare ipotesi serie di riconversione e di progresso, con attenta responsabilità per lo sviluppo dell’intero territorio.
Invito il Comitato per la riconversione RWM a non pensare di aver già raggiunto un risultato positivo, ma a continuare a spendersi con determinazione per una seria ricerca di valide e urgenti soluzioni lavorative, anche per non sentirsi pericolosamente addosso il fiato dei diseredati e delle loro famiglie.
Invito infine la stessa RWM, nel rispetto delle sue competenze, a indirizzare produzione e progetti di ampliamento verso manufatti eticamente sostenibili e a sentire la responsabilità di una tutela del diritto al lavoro per i propri dipendenti, con attenzione non solo ad una professionalità tecnica, né tanto meno nell’unica ricerca del profitto economico, ma anche all’offerta di un’occupazione finalizzata alla dignità personale e sociale di ogni lavoratore.
Faccio pressante appello a tutta la Chiesa diocesana perché si unisca nella preghiera e nell’aiuto fraterno verso i lavoratori e le loro famiglie attualmente in difficoltà.
Iglesias, 13 settembre 2019
+ Giovanni Paolo Zedda
Vescovo di Iglesias