La riflessione dopo il convegno del direttore e dell’équipe dell’Ufficio Catechistico Diocesano
di Don Maurizio Mirai
La maternità della Chiesa è maturata e cresciuta per “secoli” nelle case, come testimoniano sia gli Atti degli Apostoli sia le Lettere Paoline. La connotazione domestica rimane fondamentale nelle nostre comunità cristiane, che sono feconde quando coltivano relazioni familiari, più che aziendali: quando si aprono all’accoglienza dell’ospite, più che rifugiarsi nell’affermazione della propria identità; quando la comunione al pane eucaristico si traduce nella condivisione del tempo, degli affetti e delle risorse e non si limita alla precisione del rito. In questo campo si gioca il coinvolgimento della famiglia nell’itinerario di iniziazione cristiana e della mistagogia. Sappiamo bene che non esistono ricette sicure, ma sappiamo quanto è importante provare le strade possibili per proporre itinerari domestici, cercando la strada di un annuncio rinnovato che faccia leva sulla genitorialità anche con la famiglia, nella famiglia e della famiglia. La realtà ci interroga e ci costringe a rivedere i percorsi iniziatici delle nostre comunità. Ci piacerebbe avere la soluzione a portata di mano per somministrarla ai bambini e ragazzi e alle loro famiglie mentre dovremmo umilmente accettare il fatto che ci troviamo di fronte a delle persone ed in quanto tali costituiscono una realtà complessa. Generare alla fede comporta che assumiamo i tratti caratteristici di una madre: la madre ti custodisce nel grembo, ti dona la vita, ti nutre, ti accompagna nella vita e soprattutto quando cadi è pronta a rialzarti. In questo senso siamo chiamati a generare alla vita cristiana e a rigenerarci in essa.
La comunità diviene il grembo che genera alla fede e ci sostiene in essa. Molto spesso pensiamo che le nostre” strutture” siano ormai passate e non ci rendiamo conto della ricchezza delle nostre parrocchie, delle loro storie, delle tante persone che per decenni hanno generato alla fede. A volte si è stanchi, forse occorre fermarsi e riposare ma mai abbandonare l’intento di annunciare la fede e soprattutto di testimoniarla. Abbiamo bisogno di una testimonianza credibile in grado di generare alla fede nuovi cristiani. In questo lungo processo di rinnovamento dell’IC è necessario avere una consapevolezza: seminare e proporre esperienze rinnovate di IC senza pretendere di raccoglierne subito i frutti. Se generiamo, altri raccoglieranno al nostro posto. A noi il compito arduo di accompagnare e sostenere i percorsi di iniziazione cristiana operando una “mentalizzazione” capace di dare uno slancio più missionario alle nostre comunità.
Il convegno ecclesiale è stato un momento dove rivedere i percorsi di IC. Ci siamo confrontati con delle esperienze rinnovate di IC presenti in Italia cercando di cogliere il meglio per la nostra realtà diocesana. Durante il convegno è risuonato più volte il verbo Amare. Amare chi? Le famiglie, le nostre comunità, la nostra gente ed avere il coraggio di “uscire” dalle nostre sicurezze per poter intraprendere vie nuove. L’equipe UCD Iglesias ringrazia di cuore il Vescovo, il consiglio presbiterale per aver accettato la proposta di riflettere su questo tema, e tutti coloro che hanno collaborato, e coloro che ci hanno mostrato affetto e vicinanza accostandosi allo stand UCD presente al convegno.