Un anno dopo la Settimana Sociale, il messaggio dei vescovi della Sardegna

Sassari

Sassari, 29 ottobre 2018. La conferenza stampa di presentazione del Messaggio della CES ad un anno dalla Settimana Sociale di Cagliari. Foto di Marcello Mura

MESSAGGIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SARDA ALLE CHIESE E ALLA SOCIETÀ DELLA SARDEGNA

“Giovani, Lavoro e speranze per il futuro”

Dal 26 al 29 ottobre dello scorso anno si è tenuta a Cagliari la XLVIII Settimana Sociale dei Cattolici italiani, sul tema “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo e solidale”. Una sottolineatura, quella sul lavoro, che nello svolgersi del convegno ha permesso di allargare lo sguardo alla vita delle persone e delle loro famiglie, alle loro storie concrete, alle fragilità e alle molte speranze che accompagnano tale importante argomento. Uno sguardo che non ha trascurato di porre al centro la dignità del lavoro nella sua duplice dimensione, sia soggettiva che oggettiva .
Ad un anno di distanza da quell’evento, nella nostra responsabilità di Vescovi riteniamo opportuno e doveroso intervenire per richiamare le nostre Chiese, ma anche le Istituzioni politiche e sociali, nonché tutte le persone di buona volontà, a non lasciar cadere nel vuoto le sollecitazioni e le proposte emerse in quell’occasione.
Alla luce di alcune indicazioni evidenziate dai lavori della Settimana Sociale – e senza la pretesa di essere esaustivi – desideriamo sintetizzare alcune attenzioni che ci paiono urgenti nella nostra attuale situazione socio-economica. Esse sono fortemente sentite dalla nostra popolazione e vicine alla nostra sensibilità cristiana.
In cima alle preoccupazioni vi è anzitutto il persistere della crisi occupazionale, sia con riferimento al lavoro che si sta perdendo – resta importante la ricorrente verifica sulla utilità e la valorizzazione delle industrie – e a quello esistente, quando precario, insalubre, non adeguatamente retribuito, sia per quanto attiene il non semplice ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
Per quanto nel 2017 i dati rilevati in Sardegna risultino sostanzialmente invariati e il tasso di occupazione della popolazione in età da lavoro si sia mantenuto stabile al 50,3 per cento (con una diminuzione di circa 2 punti percentuali rispetto al decennio precedente la crisi economica), essi continuano ad attestarsi su livelli superiori alla media nazionale . A questo proposito, come Vescovi siamo chiamati a ribadire la necessità di un impegno incessante delle istituzioni politiche affinché si creino tutte le condizioni atte a favorire la piena occupazione.
Il lavoro è necessario non solo come mezzo di sussistenza ma anche come condizione imprescindibile per conferire dignità alla persona umana. Un lavoro degno, rispettoso di tutte le creature e del creato, che consenta ai lavoratori di “guadagnarsi il pane col sudore della fronte” e sia di effettiva edificazione per il bene comune e per le future generazioni.
Il mercato del lavoro in Sardegna continua ad essere caratterizzato da minori opportunità lavorative per gli individui più qualificati. Inoltre, nel confronto con la media nazionale e in particolare rispetto alle regioni settentrionali, nella nostra terra i laureati hanno minori probabilità di trovare un’occupazione: la fuoriuscita di essi, diretti soprattutto al Centro-Nord e all’estero, contribuisce a comprimere la crescita della dotazione di capitale umano nell’Isola, già bassa nel confronto nazionale .
Il lavoro va assicurato a tutti come via di piena realizzazione personale e integrazione sociale. Esortiamo, in particolare quanti hanno responsabilità su tali temi, affinché si agisca per favorire l’occupazione dei giovani sardi: sono essi i più vulnerati da un decennio di crisi che ha rallentato il loro ingresso nel mercato del lavoro, bloccandone la mobilità sociale e forzandone quella migratoria. Si incoraggino, sostenendole adeguatamente fin dalla loro genesi, le intraprese di quei giovani che intendono realizzare progetti imprenditoriali, in un momento storico in cui, fra l’altro, sembrerebbe riemergere da parte loro un forte desiderio di valorizzare il nostro patrimonio storico, culturale e naturale. Proprio per tale ragione, continua ad essere urgente un rinnovato impegno nell’organizzazione della formazione professionale, in particolare per i lavori legati alle potenzialità presenti nell’Isola, come il turismo, l’enogastronomia, l’agricoltura, la pesca, l’artigianato. Necessita di migliore considerazione il rapporto scuola-lavoro e, più in generale, un adeguato sostegno alle famiglie nel loro impegno educativo. Temi come la dispersione scolastica e i Neet (i giovani che non studiano, non lavorano e non si formano) costituiscono aspetti imprescindibili di qualsiasi programma di sviluppo integrale delle nostre comunità.
Vogliamo ancora sottolineare l’urgenza di una maggiore attenzione verso le antiche fragilità sociali e le nuove, come la dipendenza patologica legata al gioco d’azzardo. Ci preoccupa in particolare il riacutizzarsi della tossicodipendenza, con l’abbassarsi della soglia al di sotto dei 12 anni nell’uso di alcool e droghe, e soprattutto il calo di sensibilità verso la prevenzione nelle famiglie, nelle scuole e nell’opinione pubblica, salvo provare profonda inquietudine di fronte ai fatti di cronaca che narrano troppo spesso epiloghi tragici, in cui risultano coinvolti giovani e persino minorenni.
Impensierisce l’aumentata difficoltà, anche sotto il profilo economico, nell’assistenza degli anziani e in particolare dei malati psichiatrici, il cui numero è in crescita. Riteniamo essenziale che si faccia un’attenta valutazione delle risorse finanziarie necessarie per le leggi di settore riguardanti le persone più deboli, in particolare per quanto attiene le rette di ricovero e per l’assistenza sanitaria nelle strutture pubbliche o private.
Sul fronte del contrasto alle povertà, a distanza di circa due anni dall’approvazione della misura regionale del REIS (Reddito di inclusione sociale), si sottolineano ancora difficoltà e ritardi, in particolare nel raccordo tra gli interventi economici con l’erogazione del sussidio e quelli sociali, lavorativi, formativi ed educativi, che risultano parte integrante ed innovativa della suddetta misura. Altre difficoltà, nell’applicazione del REIS, riguardano i ritardi nella costituzione delle équipe multidisciplinari, dei comitati locali di garanzia sociali e degli altri organismi previsti dalla legge.
Non minore preoccupazione desta la crisi demografica, tenuto conto che anche nel corso del 2017 la popolazione residente nell’Isola ha continuato a diminuire (-4.959 unità, facendo registrare 1.648.176 residenti), a causa di un saldo naturale costantemente negativo negli ultimi anni . Un andamento che è certamente correlato con le difficoltà economiche e occupazionali e con il conseguente incremento dell’emigrazione di giovani e famiglie. Associata a questo tema, sollecitiamo anche una maggiore attenzione alla crisi abitativa, valorizzando adeguatamente il patrimonio disponibile inutilizzato, e allo spopolamento dei paesi dell’interno, con misure che attraggano e favoriscano la stanzialità. Da qualche anno nemmeno la popolazione straniera regolarmente iscritta nelle anagrafi comunali (54.224 nel 2017, pari al 3,3% della popolazione regionale) riesce a compensare l’andamento negativo della demografia sarda.
Con riferimento alla popolazione straniera presente nell’Isola, un’attenzione particolare merita la questione dell’accoglienza dei migranti forzati e di quanti chiedono una qualche forma di protezione internazionale. Nel 2017 le persone accolte in Sardegna nei Centri di Accoglienza Straordinari (CAS) e nella rete del Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) risultavano poco più di 5.000. Una cifra contenuta, come peraltro quella dei residenti, e che non giustifica il clima di preoccupazione diffuso anche nell’Isola, che lega riduttivamente il fenomeno della mobilità umana alla questione sicurezza. A questo proposito desideriamo evidenziare “il rischio di ridurre fortemente il diritto d’asilo in Italia, anche alla luce del dettato costituzionale” , come segnalato dalla Caritas Italiana.
A causa dell’insularità, che determina non solo un aumento dei costi, ma crea anche discontinuità, ritardi e debolezze nelle connessioni e nei processi di diffusione dello sviluppo, è importante che non si affievolisca l’attenzione al problema dei trasporti, interni e verso l’Italia e l’Europa. Vogliamo richiamare, a questo proposito, il nostro appello espresso in occasione del G7 sui Trasporti, tenutosi a Cagliari il 21 e 22 giugno 2017 .
Vogliamo altresì attirare l’attenzione sul grave problema che riguarda il rispetto della natura e dell’ambiente. Anche il recente evento delle alluvioni nel Sud Sardegna richiama la doverosa preoccupazione non solo per gli interventi strutturali a tutela del nostro territorio, ma anche per un nuovo impegno nell’educazione e nella prevenzione, volte a una responsabilità condivisa che parta dai singoli cittadini, rispetto ai pericoli che l’attuale cambiamento di tipologia e di intensità dei fenomeni atmosferici possono provocare.
L’imminenza delle elezioni infine ci offre l’occasione per rinnovare l’invito ad una partecipazione attiva alla vita politica del nostro Paese, ricordando, con le parole di San Paolo VI, che proprio il servizio nella polis costituisce la più alta forma di carità. La classe politica ha sempre più bisogno, anche al di là delle candidature proposte dai partiti, di persone competenti e preparate, di provata esperienza amministrativa, di moralità indiscussa, di spirito di servizio e di distacco da interessi personali e di casta.
Come Chiesa intendiamo impegnarci maggiormente nella formazione della coscienza politica del laicato. I cattolici possono trovare – ed è importante che ne sentano la responsabilità – nella ricca Dottrina sociale della Chiesa un autentico patrimonio per una fattiva costruzione del bene comune e la tutela dei diritti fondamentali della persona umana e della collettività. Siano perciò disponibili a candidarsi a far parte della classe dirigente, con sapiente valutazione delle proprie capacità e delle possibilità oggettive di impegno. Nel Messaggio agli eletti in occasione delle elezioni politiche del marzo scorso abbiamo già manifestato la nostra preoccupazione circa il persistere dell’astensionismo; ancor più oggi vogliamo insistere sul dovere morale di partecipare con responsabilità e piena consapevolezza ai prossimi appuntamenti elettorali.


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