Un cordiale saluto a tutti e tutte voi, al signor cardinale Arrigo e al vescovo emerito Giovanni Paolo, ai presbiteri e ai diaconi, religiosi e religiose, laici e laiche, agli amministratori locali e a tutte le autorità civili e militari, in modo particolare a chi soffre e a chi vive un momento di difficoltà.
La Chiesa è il popolo amato da Dio, la sposa di Cristo, il Suo corpo. Nella Chiesa sono stato inserito appena nato: avevo alcune ore quando sono stato battezzato. Nella Chiesa sono cresciuto, ho ricevuto il ministero ordinato. La Chiesa ho insegnato nel mio servizio di docente, nella Chiesa ho realizzato la mia missione. Ora la Chiesa stessa – nella persona di papa Francesco, che ringrazio di cuore per la fiducia – si fa interprete della volontà divina e mi chiede un nuovo impegno: diventare vescovo, pastore di una comunità che porta proprio il nome di Iglesias, “Villa-di-Chiesa”, com’era chiamata nel medioevo. “Villa” richiama l’abitazione, la vita condivisa e quindi la comunità: quella che mi attende è un’esperienza nuova, che faremo insieme, costruendo nuove relazioni fraterne, alla scuola del Vangelo. La comunità iglesiente è di antichissima tradizione e – per quello che finora ho potuto vedere – tuttora costituisce una “bella famiglia”. Mi piacerebbe contribuire a far sì che la Chiesa sia una “bella villa”, non lussuosa – certo – ma dal clima familiare, in cui tutti e tutte possano trovare accoglienza e amore.
Come fare? Risponderei con le parole del venerato Mons. Giovanni Cogoni, mio illustre concittadino e parente, il quale nel giorno del suo insediamento (8 dicembre 1970) affermava: “Non voglio qui presentarvi un programma, perché questo lo studieremo insieme, ma vorrei esortare tutti a un lavoro fattivo, cosciente e gioioso per il bene di tutti”.
Nessun ministero può essere svolto singolarmente, in modo isolato, tanto meno quello del vescovo: egli non ha personalmente ogni carisma, piuttosto sintetizza i carismi nella sua Chiesa, li armonizza. Cercheremo di camminare insieme, sul solco del tracciato da chi ci ha preceduto, dal Cammino sinodale delle Chiese in Italia e dal Sinodo dei Vescovi, seguendo i passi che lo Spirito ci indicherà; “pellegrini di speranza”, come suggerisce il Giubileo che tra poco sarà inaugurato. Vi chiedo di ricordarmi nella preghiera e di perdonarmi quando sbaglierò. Da parte mia, cercherò di fare del mio meglio, perché insieme possiamo essere una bella “Villa di Chiesa”.
Don Mario